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Datagate Italia: stanno montando un caso che non esiste
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- Scritto da Alessandro Fiorenzi
Secondo i giornali la National Security Agency avrebbe spiato 46 milioni di telefonate tra il 10 dicembre 2012 e l’8 gennaio 2013. Vediamo se si tratta di un allarme o di un caso montato da hoc. Iniziamo dagli utenti di Telefonai. Diciamo che potrebbero essere circa 40 milioni di utenti cellulari e 25 milioni di utenze, e siamo già a 65 Milions. Consideriamo poi che nel periodo osservato dalla NSA ci sono importanti festività, Natale, ultimo dell'anno e Befana, occasioni in cui vuoi che un utente non chiamo almeno altri 3 o 4 utenti? e gli sms dove li mettiamo? questo naturalmente si va ad aggiungere al traffico telefonico e sms di tutti i giorni. Nel 2003 si stimavano (http://rainews.it/it/news.php?newsid=44835) un miliardo di auguri scambiati fra il 20 e il 27 dicembre se a questi si aggiungono quelli scambiati per il fine anno e la Befana e si attualizzano ad oggi i numeri diventano sicuramente impressionanti, ancor di più se consideriamo whatsapp.
E allora le 46 milioni di telefonate sono un dato allarmante o un bluff mediatico? Per me questi 46 milioni di telefonate spiate in un mese hanno lo stesso significato e risonanza di un petardo che esplode durante un'eruzione vulcanica: insignificanti.
L'Europa scopre lo spionaggio col datagate
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- Scritto da Alessandro Fiorenzi
L'Europa si sveglia e scopre di essere spiata e si domanda come mail gli Stati Uniti non l'abbiano informata: ma siamo matti?Sarebbe come chiedere ad un ladro di avvisarti quando ha intenzione di venire a rubare a casa tua. Quello che ha fatto l'NSA, giusto o non giusto che sia, si chiama spionaggio, voce del verbo spiare. Significa osservare, ascoltare, carpire di nascosto. Come fa un capo di stato a dire "ci dovevano informare" ??? Io non riesco a capire se la stupidità sta nei giornalisti che mettono in bocca ai politici certe parole o se veramente queste escono dalla loro bocca.
Per anni chi si occupa di sicurezza IT ha parlato,e parla tutt'ora, di spionaggio fra stati, di cyberwar, di spionaggio industriale, dei rischi legati alla fuga di informazioni nelle aziende e nelle strutture critiche, della data loss e di tante altre tematiche legate alla confidenzialità e riservatezza di certe informazioni. Argomenti che le testate giornalistiche generaliste hanno ritenuto fino ad oggi troppo di nicchia, adeguati per un pubblico tecnico di geek, per appassionati della sicurezza, ma assolutamente indadeguati per il grande pubblico. Questo fiino a quando queste tematiche non hanno coinvolto gli stati e i grandi politici, prima con wikileaks e ora con il datagate. Ora tutti ne parlano, tutti sono super esperti al punto di pori domande stupide sul perchè non siano stati avvisati.
Digitalia: sarà una vera rivoluzione digitale?
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- Scritto da Alessandro Fiorenzi
Quando si parla di IT technology i temi ricorrenti degli ultimi 12 mesi sono la digitalizzaizone dell'Italia, la banda larga e la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione.
Tutte belle proposte e lodevoli iniziative, ma da addetto ai lavori del mondo ICT, mi sento di osservare come questi signori, politici e eminenti tuttologhi, stiano più parlando di meccanizzazione della PA che di digitalizzazione; un po’ come se dopo la sostituzione della penna con la macchina da scrivere negli uffici pubblici, ora fosse il momento di sostituire la macchina da scrivere, la fotocopiatrice e il fax con il computer e Internet. Se non si cambiano i processi della PA e non si introduce intelligenza nei programmi che elaborano i dati, non si può parlare di digitalizzazione ma di semplice sostituzione di un media vecchio e antiquato con uno più veloce e moderno.
L’Italia non ha bisogno di meccanizzarsi nuovamente facendo acquistare computer volgarmente detto “ferro” e connessioni dati, ha bisogno di introdurre intelligenza nei portali della PA, di snellire e semplificare questi portali integrando e correlando le decine e decine di basi dati che ogni amministrazione pubblica si è creata in autonomia in questi anni. Il cittadino deve avere una identità digitale e con quella parlare con tutte le entità dello Stato che devono essere in grado di riconoscerlo. Per fare questo oltre che di grandi investimenti e di change significativi nel modo di lavorare delle PA c’è anche bisogno anche di tutelare l’identità digitale del cittadino; questo è un concetto che oggi il nostro diritto non considera minimamente e quello che viene definito normalmente furto di identità non è conosciuto al nostro diritto.
Non credo di sbagliarmi quindi quando con amici e colleghi mi permetto di osservare che la digitalizzazione dell’Italia non si fa in 5 anni, ma soprattutto non si fa semplicemente facendo un nuovo portale o portando l’adsl anche in montagna.